Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #27 – Alice

Nina ha tre anni e mezzo.

Nina ha iniziato poco più di una settimana a frequentare la scuola materna.

Nina fino a tre giorni fa prendeva ancora la tetta, quasi tutti i giorni, per addormentarsi al pomeriggio.

Nina parla molto bene e ieri uscita da scuola mi ha detto: “Mamma, oggi non voglio la tetta, anzi, non la voglio più ora, sono grande, non ne ho più bisogno”.

Sapevo, e da un lato speravo, che l’inizio della materna avrebbe aiutato in questo passo, ma temevo che sarebbe stato comunque un motivo di tristezza per me, con la consapevolezza che sarebbe stato un ultimo felice allattamento che volgeva al termine; invece no.

Digerita la notizia e il modo estremamente grande e maturo con cui quell’esserino di tre anni e poco più me l’ha data, l’unica sensazione rimasta è stata di enorme gratitudine e di grande orgoglio.

Ripenso al nostro percorso, fatto di nottate sveglie e a volte di pianti ininterrotti (miei e suoi), di come abbiamo dovuto negoziare, relazionarci continuamente per aggiustare la rotta, perché questo tuo tettare fosse soddisfacente per te e non troppo snervante per la mamma.

Perché tu, piccola idrovora felice, a 10 mesi hai iniziato a disinteressarti quasi completamente del mio seno, la pappa solida ti piaceva decisamente di più, soprattutto se rubata direttamente dal piatto di tua sorella, per tettare c’era il tuo amato pollice.

Poi dal giorno alla notte (o con l’arrivo dell’estate e delle canottiere scollate aperte sulle tette di mamma) hai deciso che preferivi tettare addosso a me, con il tuo latte caldo che “sa di fragola” (come mi dicevi tu sempre senza nemmeno conoscere il noto libro) che ti aiutava a rilassarti.

E lì sono iniziati i guai (per me): attaccata alla tetta, giorno e notte, in ogni luogo e situazione, guai a provare a mettermi in costume. Eri stanca? Tetta. Un luogo nuovo? Tetta. Una caduta per terra? Tetta. Ti stavi annoiando? Tetta. Passavi per caso vicino alla tetta? Tetta!

Finché un giorno ho pensato “Basta, io così non ce la faccio più!” Togliamo almeno le innumerevoli poppate di notte.

Perché l’allattamento è un valzer o un tango o comunque una danza di coppia (non sono ferrata su queste cose) e se non si balla in armonia si inciampa. Sono state nottate intense, pesanti, strazianti a volte, in cui ogni volta mi chiedevo se era la strada giusta, ho capitolato poi sono tornata sui miei passi finché abbiamo trovato di nuovo il nostro equilibrio.

Perché allattare è proprio così, una continua ricerca di equilibrio tra due corpi in movimento su una fune sottile sottile, è un continuo negoziare, ascoltarsi e cercare di adattarsi a vicenda. Perché sì, anche tu nanerottola di appena due anni, tra i pianti della mamma e i pianti tuoi di rabbia alla fine ti sei adattata e hai capito che se la mamma era più serena e riposata il lavoro di mamma le veniva meglio.

Temevo che avrei dovuto fare un atto di forza per togliere questo “vizio”… eh si, perché non basta la stanchezza e l’impegno continuo a riadattarsi nella relazione, ci si mettono anche tutti i giudizi esterni che appena scoprono (come se fosse un’ onta da tenere nascosta) che a tre anni (TRE ANNI!!!) tua figlia si attacca ancora al seno, partono con le filippiche del

“ma è grande”, “ma ne hai ancora di latte?”

(no, ma secondo te, dopo tre anni ancora latte???  guarda, sono passata alla produzione di birra artigianale, d’altronde, sai, il latte materno si modifica con l’età del bimbo per andare incontro alle sue esigenze, come prossimo passo pensavo di produrre mojhito)

“ma staccala!!!”

(scusa, ma mia figlia ti pare forse una zecca???)

“beh, ma non si può vedere un bimbo così grande che tetta ancora”

(bene, non vuoi vederlo? Girati dall’altra parte!)

e tante che sicuramente mi sto dimenticando…

Invece no, invece ancora una volta la mia bambina mi ha mostrato quali grandi competenze hanno i bimbi, se solo si sanno rispettare e ascoltare.

Mi sento orgogliosa e mi sento cresciuta.

Sì, bimba mia, hai capito bene, non cresci solo tu col mio latte, anche tu hai fatto crescere me. Hai fatto crescere ancora di più in me la consapevolezza che rispettando i tempi, dando fiducia e rispetto ai bambini questi cresceranno con serenità e sicurezza, quella che mi hai mostrato tu ieri con quelle tue parole da adulta “non ne ho più bisogno”, perché ti sei saziata di questo tipo di coccole e di questo nutrimento per l’anima. E ora lasciamo spazio ad altri tipi di coccole, a tutto l’amore che abbiamo ancora bisogno di darci l’un l’altra, che semplicemente cambierà con noi due, mentre cambiamo anche noi due, ascoltandoci a vicenda, non solo con le parole, ma anche con la pelle, perché stiamo crescendo insieme.

Ti voglio bene,

Mamma

Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #26 – Raffaella

Mi chiamo Raffaella e sono mamma di due bambini di 5 e 3 anni.

Ho vissuto due esperienze di allattamento completamente diverse l’una dall’altra. Prima di avere Anna mi ero sempre immaginata quanto sarebbe stato bello, rilassante e intimo allattarla e darle ancora fisicamente una parte di me, ma in pratica non andò proprio così.

Appena nata non si attaccava bene al seno e dopo poco si addormentava, non stimolando così la produzione del latte. Anna aveva perso peso, allora in ospedale e nei giorni successivi le davo il latte che prendevo col tiralatte e in più le davo l’aggiunta di latte artificiale col biberon.

Tutto questo ogni due ore circa, calcolando tutta la preparazione, tiraggio e sterilizzazione.

Mi sono sentita delusa ed arrabbiata non ero riuscita a vivere serenamente un’esperienza che doveva essere bella e naturale.

Gli ormoni, la stanchezza,le ragadi, l’inizio di mastite, le mie aspettative… ma essendo una persona molto determinata e testarda dopo un primo momento di grande sconforto ho deciso di usare per più di un anno un dispositivo di allattamento supplementare chiamato DAS, che mi aveva proposto una bravissima ostetrica.

Questo dispositivo era un contenitore di plastica simile ad una bottiglietta, messo al collo come una collana.  Dal tappo partivano due cannucce che attaccavi ai seni dalle quali usciva il latte. In questo modo il bambino si attaccava al seno bevendo il tuo latte ed il latte artificiale.

In questo modo l’ho “allattata” per 13 mesi.

Esperienza che alla fine mi ha insegnato tanto: l’allattamento è importante ma in fondo è uno dei tanti modi con cui puoi entrare in comunicazione con tuo figlio ancora piccolissimo trasmettendo amore e vicinanza.

I neonati sono un mistero e scoprire altri modi per comunicare con loro è un’avventura.

Con Alberto invece l’allattamento è stata una passeggiata. Appena venuto al mondo ho chiesto alle ostetriche di darmelo subito senza lavarlo e vestirlo e ho cercato subito di attaccarlo al seno… per fortuna con successo.  Finalmente ero riuscita a vivere anche questa esperienza, bella, intima e rilassante.

Ho allattato fino ai tre anni e quando ho deciso di smettere, spiegandolo a mio figlio, è stato facilissimo per entrambi.

Ripensando alle due diverse esperienze, posso concludere dicendo che “niente capita per caso” e che la prima esperienza se pur difficile ha arricchito e reso più consapevole l’altra.

Raffaella

Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #25 – Chiara

Il nostro percorso è iniziato in modo turbolento.

Il mio arcobaleno Federico è nato a 38 settimane, aveva fretta di vedere il mondo.

Era pigro, dormiva come un ghiro e non aveva nessuna intenzione di fare fatica. La montata è arrivata dopo 5/6 giorni e poi, perché farsela mancare, due volte la mastite.

Passata la febbre incontro un gruppo di mamme grazie al servizio offerto dal comune di Collecchio e dalla pedemontana.

Un gruppo di mamme con uno spirito materno di altri tempi, che credono nel crescere i cuccioli ad alto contatto, moderne ma perdutamente innamorate della creatura che hanno messo al mondo.

Insomma, riescono a mettermi a mio agio e ad aiutami a credere in me e nel mio piccolo.

Il gruppo di mamme è capeggiato da Clelia l’ostetrica ed Eleonora, psicoterapeuta, insomma, tutto quello di cui ha bisogno una neo mamma.

Clelia un pomeriggio viene a casa nostra e cancella ogni insicurezza e paura.

Da lì il nostro percorso decolla…

Il latte di mamma nutrimento per il pancino e per l’anima.

Non molliamo mai nonostante le occhiatacce, le battute e le costanti frecciatine.

Rotoliamo così insieme a quasi 3 anni di amore liquido.

Niente di esagerato che toglie né la mia indipendenza né l’indipendenza di Federico.

Lavoro tanto e a volte siamo lontani, ma lui è sereno sia con papà che con le nonne o le tate.

Il nostro legame così viscerale ma allo stesso tempo così libero ci fa essere due parallele che quando vogliono si incontrano sfidando le leggi di geometria ma siamo due parallele anche autonome.

Vederlo crescere così sicuro così felice e solare mi cancella ogni sforzo fatto all’inizio e annienta il pensiero di altri.

Chiara, mamma di Federico (3 anni)

Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #24 – Martina

Allatto Luna esattamente da 3 anni e 7 mesi, e lei sembra non avere la minima intenzione di smettere.

Ho sempre saputo che avrei allattato a lungo, ma mai avrei immaginato tanto.

Non mi sono mai posta limiti, ho lasciato fare a lei, fin da subito. Mi sto fidando di lei, nella convinzione che il suo istinto primordiale le dica esattamente cosa è meglio.

Come moltissime donne, dopo un cesareo d’urgenza, sono uscita dall’ospedale con l’aggiunta di latte artificiale. Attaccandola sempre a richiesta, buttando l’orologio, la montata è arrivata dopo 48 ore, ma ho dovuto combattere duramente per convincere tutti quelli che mi stavano intorno che il mio latte bastava. Per fortuna Luna è sempre cresciuta di peso in maniera costante e ho potuto, bilancia alla mano, mettere tutti a tacere. Ma che fatica! Sono certa che se fossi stata meno informata e meno convinta, avrei senz’altro mollato, sotto il peso delle pressioni sociali.

Le pressioni continuano, anche se adesso sono cambiate.

Dato che io non rispondo più, si rivolgono ormai direttamente a Luna.

“Luna, ma prendi ancora la poppa? Ma non è ora di smetterla? Ma ce ne è ancora di latte?”

“A volte c’è, a volte non c’è. Ma a me piace lo stesso”.

Si perché è questa la magia del latte di mamma. Finché il bambino succhia, il latte c’è. Sempre. Non fatevi convincere del contrario. Non diventa acqua e non scompare. Si adegua alla crescita del vostro bambino.

E mentre Luna continua a godere con grande piacere della nostra privata coccola serale e mattutina, nel frattempo è stata autosvezzata, spannolinata, inizierà a breve la scuola materna, è intelligente e ha un attaccamento sano con me.

Quindi noi andiamo avanti, nonostante il fatto che l’allattamento “prolungato” o “a termine”, sia di fatto ad oggi in Italia socialmente inaccettato.

Fino a quando andremo avanti?

Fino a che entrambe lo vorremo, fino a che a entrambe farà stare bene.

Siamo solo noi due che dobbiamo decidere.

Ascoltatevi e ascoltate il vostro bambino.

Escludete i rumori di fondo.

Allattare deve rendere felici.

Martina, mamma di Luna (3 anni e mezzo)

Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #23 – Veronica

Il 2 maggio sono diventata mamma di due gemelline fantastiche. Erano molto curiose di conoscere la loro mamma, il loro papà e il mondo che le circonda, infatti sono nate con 1 mese e mezzo di anticipo.

Virginia pesava 1305, Viola invece 1575.

Una volta uscite dal mio pancione il Dottore le ha sollevate come fossero dei trofei e poi subito in incubatrice.

Non era sicuramente così che immaginavo il mio parto. Il sogno di ogni mamma è quello di stringere fra le braccia i propri figli che hanno tenuto in grembo per i mesi di gestazione.

Ho potuto vedere le mie bimbe solo dopo 2 giorni e mezzo dalla loro nascita e vederle con tutti quei tubicini e cerotti è stato molto triste.

I medici mi dissero che le bimbe avevano iniziato il nutrimento mediante gavage con il latte artificiale ma purtroppo lo rigettavano perché non riuscivano a digerirlo.

Dopo questa notizia, nonostante fossi con le mie figlie, non vedevo l’ora di correre nella mia stanza di degenza per iniziare la mia prima esperienza da mamma: tirare il latte per far sopravvivere le mie scriccioline.

Il dolore inizialmente era molto forte, ma non mi importava! Dovevo farcela! 15 minuti da un seno, 15 minuti dall’altro ero riuscita a produrre solo 30 ml di colostro. Troppo poco ho pensato, ma i medici mi rincuorarono dicendomi che essendo così piccole le bimbe avrebbero assunto solo 1 cc ogni 3 ore.

Da quel momento in poi il mio unico pensiero era quello di tirare il latte a più non posso, fin quando hanno raggiunto le forze necessarie, nonostante il loro sottopeso, per ciucciarlo direttamente dal mio seno. Non scorderò mai la prima volta che le presi in braccio, così piccole ma così forti. Con i loro occhietti bellissimi che mi guardavano incantate. Credo che grazie al mio calore e al mio latte, dopo circa 50 giorni sono finalmente tornate a casa con mamma e papà.

Adesso le allatto regolarmente al seno anche contemporaneamente, ed è una delle emozioni più belle che una donna possa provare.

Spero che questa mia testimonianza vi dia la forza di non arrendervi mai e vi risollevi da eventuali periodi bui.

Un abbraccio a tutte le mamme,

Veronica

Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #22 – Alice

Buonasera, sono Alice e ho sempre desiderato fare la mamma da grande. Ho avuto il mio primo figlio a 27 anni ed è stato il mio primo in tutto, il primo sguardo che non si dimenticherà mai, le prime vere grandi emozioni e la mia prima esperienza con l’allattamento . Spiegare o comunque raccontare l’allattamento in modo sintetico è davvero difficile, ma proverò a raccontare la mia esperienza nel modo più breve possibile. L’allattamento con il mio primo figlio è stato davvero molto difficile e doloroso, non solo a livello fisico ma il dolore più grande è stato psicologico. Il mio bimbo ha avuto difficoltà nell’attaccarsi fin dalle prime ore di vita, e così ha fatto fino alla fine. Questa difficoltà mi ha portata a sentirmi incapace, non in grado di poterlo sfamare come la natura ha voluto, e la situazione si è aggravata con il subentrare, dopo un mese e mezzo, del latte artificiale. Era doloroso a tal punto che piangevo per questo, non accettavo che il mio bimbo preferisse di gran lunga un biberon a me. Ricordo di averle provate tutte e di aver ascoltato tutti i consigli, fin troppi… ma nessuno mi ha mai voluto aiutare veramente, era solo molto facile dare svariate opinioni in merito .

Piano piano me ne sono fatta una ragione e ho allattato fino ai 4 mesi del bambino, dopodiché ho deciso di smettere, stremata dalla situazione.

Tutto ciò ha lasciato una bella cicatrice e mi terrorizzava l’idea di un eventuale altro allattamento al seno, addirittura per i primi periodi rabbrividivo nel vedere una madre che allattava.

Dopo tre anni, quest’anno, arriva l’altro amore della mia vita: il mio secondo figlio. La paura c è ancora e si presenta fin da subito, ma l’esperienza questa volta gioca a mio favore e con tanto coraggio decido di allattare anche il mio secondo bimbo: decido di non privare lui del latte materno e me di una seconda possibilità, volevo riscattare quello che era stato con il primogenito.

Volevo allattare.

Inizialmente tutto benissimo, il mio bimbo si attacca nel modo giusto, ma purtroppo dopo due settimane mi sento dire dal pediatra che il bambino non cresce e dunque occorre incrementare con il latte artificiale.

Mi crolla letteralmente il mondo addosso, ho paura e vivo tutto questo come l’ennesimo fallimento. Inizio affranta l’allattamento misto, che, diciamocela tutta, è la vera scocciatura, però con il passare dei giorni mi abituo e, cosa più importante, il mio bambino cresce.

Oggi ha quasi tre mesi e impazzisce per il biberon (come dargli torto) ma quando arriva il nostro momento, il suo viso si illumina e il resto del mondo si ferma ed è qui che ho la certezza che nonostante tutto fare la mamma è il mestiere più bello del mondo e l’allattamento è sicuramente l’esperienza più intensa e unica al mondo.

Alice

Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #21 – Maria Laura

“L’esperienza dell’allattamento è l’esperienza centrale della vita del bambino, è l’evento centrale dell’esistenza infantile, il mattone fondamentale su cui, se tutto va bene, il bambino costruirà la sua fiducia in se stesso, nelle persone significative della sua vita e, per estensione, nel mondo.”

Cit. Dalai Lama

L’allattamento, per me, è tra le esperienze più forti e totalizzanti che ho mai fatto nella mia vita. Matteo si è attaccato subito al seno e si fa allattare in tutte le posizioni, anche da sdraiati. Per adesso è un bimbo paziente. Se in certi momenti è disturbato da qualcosa e fa fatica ad attaccarsi, tenacemente prova, prova, e alla fine riesce. Stiamo cominciando a conoscerlo, a capirlo. Quando respira in un certo modo, quando fa certi movimenti con le mani vuole comunicarci qualcosa e cominciamo a trovare delle regolarità nei suoi comportamenti. Quando ho allattato Maddalena all’inizio ho avuto qualche difficoltà per poi continuare per un anno. Di questa seconda esperienza per ora posso dire che è molto diversa. Zero ansia, zero paranoie. Per adesso sto vivendo tutto con molta calma, prendendo con filosofia le fatiche e gustando ogni singolo attimo. Allattare per me significa l’ “essere con” più dolce del mondo, è tenerezza, è perdersi insieme, perdersi l’uno nell’altro. È un momento perfetto, unico.

Maria Laura (mamma di Matteo 1 mese e Maddalena 5 anni)

Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #20 – Chiara

Ero in attesa della mia piccola quando mi dissero, i senologi, che non avrei potuto allattare al seno a causa di numerosi fibroadenomi benigni. Mi informai, lessi manuali, contattai le ostetriche (fantastiche) del consultorio ASL, DUS e Lubiana, e arrivai al parto con la consapevolezza che, in realtà, avrei forse potuto allattare. Sicuramente avrei dovuto attaccare spesso la bimba, specialmente nei primi giorni.

E così feci.

In ospedale solo rooming-in giorno e notte, sono arrivate le prime gocce di colostro e poi, arrivata a casa, l’attesa montata! Lo ricordo come uno dei giorni più felici della mia vita. Ho allattato senza problemi per 20 mesi. 😊

È bastato aver fiducia in me stessa e nella piccola.

Chiara

Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #19 – Adriana

Ho avuto mio figlio a 40 anni e il vero parto non è stato metterlo al mondo, ma avviare l’allattamento.

Ero convinta che per darlo alla luce avrei dovuto sopportare dolori indicibili, ma che poi, se fossi riuscita a sopportarli, la creatura avrebbe succhiato voracemente dal seno.

Invece Luca è sbucato dalla pancia in un modo delicato che non mi sarei mai aspettata, ma i suoi 2,7 kg di peso per 51 cm di lunghezza erano disinteressati al nutrimento. È nato alle 16 e abbiamo passato la prima notte insieme ad osservarci da vicino nello stesso letto, ogni tanto lui rigurgitava il liquido amniotico bevuto durante il parto e io lo pulivo, ma per il resto ci siamo guardati a lungo negli occhi. Un’ostetrica è venuta ad aiutarmi a cambiarlo ma quella è stata una notte di emergenze all’ospedale e noi siamo rimasti per lo più da soli.

Dal mattino dopo, mani sconosciute anche se amorevoli hanno manovrato i miei capezzoli e in mille modi hanno provato a inserirli nella boccuccia rosea che non tirava. Con una siringa gli hanno dato un po’ di latte artificiale che lo ha letteralmente steso.

Il terzo giorno il mio seno si è gonfiato ed è diventato bollente; mi hanno insegnato le spugnature calde per ammorbidirlo e mi hanno portato un tiralatte che non spremeva praticamente niente. È  stato a quel punto credo che ho sentito qualcuno di autorevole dire “non c’è latte”.

Siccome io non ci potevo credere (ero sopravvissuta al parto e il mio bambino era sano!), ho continuato a estrarre gocce col tiralatte e a provare ad infilare i capezzoli nella boccuccia. Qualcosa è successo, perché il suo modo di attaccarsi ha cominciato a farmi male. Così ho iniziato a usare i paracapezzoli di silicone, che però sembravano rendere ancora più difficile la suzione. Alla dimissione Luca pesava 2,4 kg e nella mia testa quel sussurrato “non c’è latte” era diventato un forte “non ce n’è abbastanza”.

A casa, dopo la poppata, davo l’aggiunta. I tempi si sono allungati in maniera biblica, almeno mezz’ora per lato, poi l’aggiunta, poi il tiralatte, poi era ora di ricominciare. Di notte era durissima.

Per non farlo affezionare al nemico biberon, ho usato il DAS, il dispositivo di sostegno all’allattamento, in modo che il latte sgorgasse apparentemente dal capezzolo con un impegno a succhiare da parte di Luca con la conseguente sollecitazione della produzione del mio latte. Il funzionamento del sistema, la notte, quando non c’era nessuno ad aiutarmi, mi faceva diventare isterica. Ogni goccia di latte mio spremuto per Luca mi sembrava preziosissima, odiavo il tiralatte ma non mi sentivo autorizzata a smetterlo di usarlo, anche se mi faceva passare la notte in bianco.

Dopo un mese e mezzo di questo travaglio ero arrivata a pensare che fosse troppo tardi, che dato che l’allattamento non si era ancora avviato, non si sarebbe avviato più e il latte sarebbe andato via. Ma non mi era possibile mollare, tenevo duro, aspettando che fosse una causa di forza maggiore a farmi passare all’artificiale. Invece proprio a quel punto Luca ha cominciato ad addormentarsi dopo la poppata al seno, nel momento in cui era prevista l’aggiunta. E io, nonostante chi diceva che l’affamavo, ho deciso di non svegliarlo e di aspettare la poppata successiva. Non abbiamo più comprato latte artificiale.

Ho comunque continuato a dubitare che il mio latte fosse sufficiente per farlo crescere, ogni grammo di peso guadagnato mi sembrava una conquista, ma temevo di illudermi. Solo quando sono rientrata al lavoro, Luca aveva 7 mesi, e dopo 3 ore dovevo andare in bagno a togliermi il latte e ne usciva un biberon, mi sono resa conto che potevo tranquillizzarmi. Avevo il freezer pieno di quei biberon, per le emergenze, mi dicevo.

Per quasi tre anni l’ho attaccato al seno per nutrirlo e dissetarlo, per addormentarlo, per far passare la paura e il pianto, per scacciare il mal d’auto e il mal di mare e per evitare il mal d’orecchi in aereo, per ritrovarci dopo un distacco, per accudirlo mentre facevo altro o anche senza sapere perché, solo perché lo chiedeva.

All’inizio ero impacciata, la posizione sempre la stessa, seduta col cuscino dell’allattamento per sorreggerlo a culla, non avevo mai la preziosa acqua da bere vicino a me e non riuscivo a muovermi col bimbo al seno, dovevo sempre chiedere. Puntualmente, quando era pronto perché io mangiassi lui piangeva, così papà Andrea aveva preparato una postazione in tinello con poltrona e tavolino su cui mettere il piatto, e io ferma come una sfinge venivo imboccata mentre Luca succhiava. Dopo mesi insonni ho imparato ad allattare da sdraiata, e finalmente a dormire! Attaccalo di qua, dormi, attaccalo di là, dormi, ricordati di tenerlo in mezzo! Poi ho imparato ad allattare comunque (mentre ero ai fornelli, sulla tazza del water, mentre camminavo) e ovunque (in spiaggia d’estate e in un rifugio in quota d’inverno, al parco, in auto, anche in chiesa).

Lo rifarei? Tutto rifarei, anche se vorrei aver sofferto meno.

Attraverso questo gesto misterioso, attaccare al seno, che all’inizio mi sembrava impossibile per me e Luca, io sono diventata una mamma. Non perché ci sono riuscita, ma perché ho imparato ad osservare il mio bambino, ad ascoltarne i bisogni, a conoscerlo e soprattutto ad accoglierlo, che è quello che mi auguro di fare per tutta la vita.

Adriana

Storie di Latte – SAM 2018 – Una storia al giorno – #18 – Sonia

Quando ho scoperto di essere incinta, ho da subito pensato che l’allattamento al seno, come anche il parto in casa e una gravidanza vissuta serenamente e intimamente sarebbero state parole chiave del mio percorso… ma quando alla prima ecografia i cuori che battevano erano due e non solo uno, ecco, tutti i miei programmi erano stati stravolti! Quando poi i miei piccoli sono nati prematuri, l’allattamento al seno mi sembrava non solo naturale, ma anche essenziale per poter garantire loro il miglior nutrimento possibile, oltre che poter recuperare quel pelle a pelle che con il cesareo d’urgenza ci era stato negato. I primi tempi sono stati più che difficili, quasi impossibili! Non sapevo come attaccare un bimbo al seno, figuriamoci due insieme!

Non ho trovato un supporto costruttivo in ospedale e più di una volta ho pensato di mollare… ma per fortuna sono estremamente testarda e allattarli al seno mi sembrava come l’unica scelta che potessi fare io, dopo un periodo in cui di scelte non ne ho avute (la preclampsia, il parto prematuro, il cesareo, l’ospedalizzazione, l’iniziale somministrazione di latte artificiale)… e allora con tanta pazienza e tenacia, cercando ogni mezzo di supporto immaginabile possibile (consultorio, ostetriche, libri, chiamate in preda al panico alla Lega del Latte, sessioni intere di video tutorial su YouTube, blog… e chi più ne ha più ne metta!) io e i miei piccoli abbiamo imparato a conoscerci, a far funzionare questo meraviglioso rapporto a tre! E ogni giorno, ogni poppata abbiamo acquisito fiducia, forza e tantissima felicità dall’allattamento al seno.

Prefissarmi dei termini (allattare per 3 mesi, allattare per 6 e ora ho l’obiettivo di arrivare a un anno, sperando poi di proseguire!) e capire al meglio come funzioni l’allattamento (ah, la magia del corpo femminile!) sono stati due metodi essenziali per acquisire fiducia…

Avere al fianco un partner, la famiglia e amici che mi sostenessero (in ogni momento e luogo) è stata la mia forza… gli occhi pieni di amore dei miei bimbi quando mi guardano mentre li allatto (in tandem, a tu per tu) sono stati la mia felicità… e posso solo dire che ad oggi amo allattare e non avrei potuto fare scelta migliore!

Vorrei essere di sostengo per altre mamme di gemelli e non che desiderano allattare al seno, pertanto mi rendo disponibile in qualsiasi modo per aiutare 😊 intanto spero che la mia storia possa essere d’aiuto e ispirare!

Sonia